L’Italia è un paese di naviganti e poeti ma anche di DOC (Denominazioni di Origine Controllata)! Ad oggi ne possiamo contare 330 sparse in lungo e largo per tutta la penisola. Otto Doc in Trentino Alto Adige, che sembrano quasi irrilevanti rispetto alle 26 che troviamo in Puglia e nel Lazio ma non per questo qualitativamente meno importanti, al contrario! Vogliamo iniziare questo lungo viaggio partendo dal profondo nord, più esattamente in Trentino Alto Adige, nella zona della Piana Rotaliana, un territorio quasi a triangolo dove confluiscono il fiume Adige ed il torrente Noce. Nel corso degli anni le frequenti alluvioni hanno trascinato a valle detriti, sassi e ghiaia rendendo il terreno ricco di mineralità. E qui in questo fiabesco scenario di valli e monti che viene coltivata la vite del Teroldego, il vino principe del Trentino, vitigno autoctono e Doc dal 1971. Qui, la famiglia Endrizzi è tutta riunita da quattro generazioni intorno a questa attività, vanto, unione ed orgoglio del territorio. Gli Endrizzi parlano di “vini buoni e puliti” a dire che una delle loro priorità è quella di lavorare in maniera ecosostenibile. Come? Innanzitutto, la raccolta è delicata, manuale in cassetta. Ogni grappolo viene gentilmente staccato, e nel caso del Gran Masetto, viene lasciato ad essiccare per ridurre del 30% la quantità di acqua nella polpa. Svolazzano cinciallegre, passeri e pipistrelli a caccia di insetti: insetticidi naturali. Questo ed una gestione attenta della vigna, portano ad innovare con consapevolezza e rispetto, ed è per questo che la Cantina Endrizzi è orgogliosamente partner di Slow Food. “Sintesi armonica tra struttura e profumi, ed una grande eleganza nei tannini...” Cannubi, Barolo DOCG 2013, Marchesi di Barolo. “Armonico ed equilibrato, con tannini dolci e mail troppo in evidenza...” Serragrilli, Barbaresco DOCG 2014, Marchesi di Barolo. “Il sapore è asciutto, gradevolmente acidulo, vivo, lievemente tannico...” Piemonte, Grignolino DOC 2016, Marchesi di Barolo. L'aggettivo più in voga nel palato dei degustatori e sommelier, sconosciuto ai più, tanto complesso quanto semplice da provare. E' facile; al primo esame gusto – olfattivo del vino rosso, il liquido passa sul palato lasciando una sensazione astringente, un po' amarognola come quando si mangia un cachi; quando avviene questo si dice che il vino è tannico, nella scala di valore: Molle, Poco Tannico, Tannico, Astringente. Il tannino è un composto polifenolico (molecola organica naturale) presente nella buccia, nei vinaccioli e nel raspo dell’uva; quando entra a contatto con la saliva si lega ad alcuni costituenti della saliva “asciugando” il palato. Il risultato è la perdita di lubrificazione del cavo orale, con conseguente sensazione di secchezza. I tannini vengono anche ceduti dal legno delle botti dove il vino eventualmente affina (tannini gallici). I tannini vengono estratti dalla buccia dell'uva in fase di macerazione, e con l'affinamento in botte. Più a lungo vanno la macerazione e l'affinamento in botte e più il vino risulterà tannico. Il vino con una tannicità equilibrata risulta elegante, morbido e vellutato; l'effetto astringente in abbinamento con carni succose e grasse, stufati, brasati e condimenti va ad asciugare il palato lasciando la bocca asciutta e pulita, donando una sensazione piacevole e completa. I grandi Baroli e vino piemontesi sono di accompagnamento alle cene nei periodi freddi quando si servono in tavola i piatti della tradizione, quella italiana che non delude mai! L'unico metodo per poter comprendere appieno la caratterista tannica di un vino è bere e provare, buona degustazione! |
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